Scrapbooking: l'arte di conservare
Chi mette gli occhi addosso a questa tecnica proveniente dagli Usa lo fa principalmente per due motivi: o perché "fiuta" il business di una tendenza che oltreoceno conta più di trenta milioni di adepti e occupa i due terzi del mercato del craft del Nord America; o perché se ne innamora a tal punto da decidere di rivoluzionare il proprio negozio per far spazio ad album, carte speciali e abbellimenti vari per accontentare tutte le scrapper italiane.
Ma se da noi è ancora troppo presto per parlare di giro d'affari e fare la conta dei patiti di scrapbooking, è giusto sapere che questa tecnica dal nome anglofono (che significa letteralmente "album dei ritagli") ha origini antichissime: qualcuno la fa risalire addirittura al tempo degli antichi romani. La parola "album", infatti, base ed essenza stessa dello scrapbooking, risale al tempo di Cicerone e venne coniata per indicare le tavole su cui venivano raccolti i discorsi filosofici, religiosi e politici dei grandi dell'epoca. Durante il Rinascimento gli studiosi utilizzarono la stessa tecnica per creare delle antologie personalizzate raccogliendo in grossi libri dalle pagine bianche scritti di valore, poesie e studi di vario genere.La parola "scrapbook" apparve però per la prima volta in Inghilterra verso la fine del 1700 per indicare album di ritagli colorati, cartoline, biglietti d'auguri e articoli di giornale che venivano così conservati tutti insieme per resistere al tempo e alla memoria.
La popolarità vera e propria arrivò oltre un secolo più tardi dopo la pubblicazione (nel 1826) del libro di John Poole "Manuscript Gleanings and Literary Scrap Book" che, oltre a contenere una collezione di poesie e stampe, forniva le istruzioni su come raccogliere e sistemare ritagli, pezzi di carta spesso decorati, fiori pressati, ritagli di giornali, figurine e poesie appunto. La mania dell'arte dello scrap si diffuse ben presto nella classe media del XIX secolo: pubblicazioni, album e prodotti iniziarono a rispondere alle esigenze degli scrapper sempre più numerosi. Il "moderno" scrapbooking come lo intendiamo ai giorni nostri, quello che impiega materiali esenti da acidi e solventi per salvaguardare l'integrità delle fotografie, diventa invece popolarissimo nel 1980 negli USA quando Marielen Christensen mostrò alla "World Conference of Records", in Utah, 50 volumi di ricordi della storia della sua famiglia. Gli album riscossero un tale successo che la famiglia Christensen aprì il primo store interamente dedicato allo scrapbooking: "Keeping Memories Alive - KM A".
Lo scrapbooking è oggi l'hobby più diffuso negli Stati Uniti dove esistono tantissimi negozi che vendono esclusivamente prodotti per questa tecnica, ma sta già contagiando scrapper in tutto il mondo, compresa l'Italia. Ecco perché da qualche tempo parecchie aziende nostrane hanno cominciato ad importare e a produrre i più svariati materiali per lo scrapbooking.
Anche se nel nostro Paese questa tecnica viene vissuta come una novità "made in USA", in realtà noi italiani abbiamo sempre fatto scrapbooking senza nemmeno saperlo: basti pensare ai nostri nonni che raccoglievano fotografie negli album disponendole in modo creativo e aggiungendo cartoline, biglietti d'auguri e scrivendo nelle varie pagine data, luogo e commenti. Per non parlare dei nostri diari di scuola pieni di dediche, foto di personaggi famosi, carte colorate come quelle delle caramelle o bigliettini scritti dal compagno preferito! Insomma, si può dire che anche gli italiani sono scrapper incalliti perché in fondo, fare scrapbooking significa catturare un particolare ricordo di una persona, di un luogo, di un evento per raccontare una storia, fissare per sempre momenti speciali e lasciare un'eredità preziosa alle generazioni a venire... E allora: chi non l'ha mai fatto?
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